venerdì 26 giugno 2009

Economicamente convengono le biomasse? e a chi?

Questo articolo qui riportato è un po' vecchio ma fa riflettere su alcuni punti oscuri dei fondi europei e di quello che noi paghiamo di come vengono investiti e di chi ci guadagna a scapito di chi salute inclusa.

Buona lettura


10 Aprile 2006

Pedalare Prodi, pedalare...

prodi ciclista.jpg

L’Unione ha vinto, dopo qualche sobrio spumantino chiediamo al nostro dipendente Romano Prodi di mettersi subito al lavoro da domani mattina iniziando dagli inceneritori.
Pedalare Prodi, pedalare...

“ Gentile Presidente del Consiglio Romano Prodi,

La produzione di energia attraverso l'incenerimento dei rifiuti, caso unico e contestato in Europa, oggi è fortemente sovvenzionata dallo Stato, perché beneficia impropriamente del cosiddetto contributo Cip 6, destinato alle fonti "energetiche rinnovabili" che paghiamo nella della bolletta elettrica: senza il Cip6 la produzione di energia da rifiuti non presenterebbe alcun vantaggio economico rispetto alle fonti rinnovabili.

La stessa Commissione Europea, che Lei ha presieduto, nel 2003 con il Commissario Commissario UE per i Trasporti e l’Energia, Loyola De Palacio, in risposta ad una interrogazione dell’ europarlamentare Monica Frassoni, in data 20.11.2003 (risposta E-2935/03IT) ha ribadito il fermo no dell’UEall’estensione del regime di sovvenzioni europee per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, previsto dalla Direttiva 2001/77, all’incenerimento delle parti non biodegradabili dei rifiuti. Queste le affermazioni testuali del suo Commissario all’energia nel 2003: “La Commissione conferma che, ai sensi della definizione dell’articolo 2, lettera b) della direttiva 2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 settembre 2001, sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità, la frazione non biodegradabile dei rifiuti non può essere considerata fonte di energia rinnovabile”.

Uno studio dell'Università Bocconi del 2005 ha dimostrato che il costo di 1 MWh prodotto da un medio impianto idroelettrico è pari a 66 euro che scende a 63 se viene prodotto all'eolico, sale a 121 se prodotto da biomasse e arriva a 280 se si tratta di fotovoltaico. L'incenerimento di rifiuti solidi urbani con “recupero energetico”, senza considerare il costo di gestione e trattamento dei rifiuti ed i danni alla salute umana causati dalle nanoparticelle, prima che arrivino all'inceneritore, è di 228 euro MWh.

Questo significa che se il Cip6, che noi paghiamo nelle nostre bollette Enel, andasse alle fonti veramente rinnovabili in Italia ci sarebbe convenienza ad andare sul solare, non sugli inceneritori!

Se il contributo statale venisse destinato alle fonti veramente rinnovabili e non ai rifiuti, la produzione elettrica dal cosiddetto Cdr (Combustibile da rifiuti) e tramiteInceneritori chiamati impropriamente e solo in Italia "Termovalorizzatori"non avrebbe nessun vantaggio economico. Né per il cittadino né per le aziende che scelgono di produrre energia attraverso questo sistema o di smaltire rifiuti tramite l'incenerimento.

Inoltre gli inceneritori, specialmente quelli di nuova generazione, come hanno dimostrato gli studi del dottor Stefano Montanari e della dottoressa Antonietta Gatti, producono pericolosissime nanoparticelle inorganiche (Pm 2,5 fino a Pm 0,01) che penetrano nel sangue e da lì si depositano negli organi del corpo umano e sono causa di gravi malattie, tra queste il cancro. Sono le cosiddettenanopatologie.

Queste nanopolveri si creano tramite le altissime temperature che si generano. Una storia già vista anche presso la centrale Enel ad olio combustibile di Porto Tolle (dove Tatò,Scaroni ed Enel sono stati condannati a risarcire tre milioni di euro), tra i reduci della Guerra del Kossovo e in Irak (la cosidetta "Sindrome del Golfo" causata dai proiettili ad uranio impoverito o al tungsteno), nel crollo delle Torri Gemelle a New York e nelle zone industriali. Anche alcuni Filtri Antiparticolato sono fortemente sospettati di produrre le pericolose nanoparticelle.

Come primo atto del suo governo le chiediamo quindi di:

- rispettare i dettati europei ed abolire immediatamente i finanziamenti all'incenerimento dei rifiuti in quanto non sono fonte d'energia rinnovabile. Come succede in altri paesi d'Europa l'incenerimento dei rifiuti va tassato e, diciamo noi, vietato

- abolire la "Legge Delega" sull'Ambiente del Governo Berlusconi che prevede tra l'altro un inceneritore in ogni provincia oltre all'eliminazione di tantissimi vincoli a tutela dell'ambiente e quindi della salute

- puntare decisamente, per gestire l'intero ciclo di gestione dei rifiuti, a: riduzione alla fonte, tassare chi produce più imballaggi ed incentivare chi punta su riutilizzo e riduzione rifiuti, raccolta differenziata obbligatoria in tutta Italia come è in Germania e per il trattamento del residuo utilizzare i moderni sistemi di Trattamento Biologico "a freddo", cioè senza incenerimento già sperimentati in altre realtà europee e a Sidney in Australia, che oltre a non produrre nanopolveri costano circa il 75% in meno degli impianti di incenerimento

- riconoscere per legge la pericolosità delle nanoparticelle (inferiori a Pm 2,5 fino a Pm 0,01) come già diversi studiosi da tutta Europa stanno chiedendo alla Commissione ed al Parlamento Europeo.

Vogliamo cambiare. Lei ha, per ora, la nostra fiducia”.

Beppe Grillo e i blogger

Articolo tratto dal sito beppegrillo.it

diffondi

martedì 23 giugno 2009

Altre realtà simili al problema della centrale a biomasse del Portogruarese

Come potrete leggere nell' articolo qui lincato il problema delle centrali a biomasse non è solo dei portogruaresi ma si ripropone anche nel resto d'Italia.
Per fortuna non tutti stanno a guardare chi da altri paesi viene nel proprio a dettare il bello e cattivo tempo ma si coalizzano e organizzano per proteggere la loro comunità e la loro salute contrastando gli interessi economici e politici di pochi a scapito dei molti, quei pochi che non hanno a cuore altro che il proprio tornaconto.
Qui addirittura si sono uniti il Comitato Tutela Valdichiana, COMITATO DI S.ZENO, COMITATO AMBIENTE E SALUTE (CIVITELLA IN VALDICHIANA), Italia Nostra, WWF e Forum Ambientalista.


Dovremmo forse prendere esempio da loro!?


domenica 21 giugno 2009

Chiacchere e giustificazioni sulla centrale a biomasse di Portogruaro

Per servire ai nostri lettori una informazione più "leggera" ecco alcuni video che raccontano le giustificazioni e le chiacchere di chi "davvero conta" , decidendo e ipotecando il nostro futuro e la nostra salute, ma ovviamente resta a voi lettori l'ultima parola.

(per chi non lo sapesse Mauro Fanin è il proprietario della Cereal Dokcs che da Vicenza sposta i suoi interessi a Summaga di Portogruaro a scapito dei cittadini... )





Da "casa nostra"...











Per qualsiasi suggerimento critiche o altro materiale non esitate a contattarci info@caveneto.org

I cinque miti della transizione verso gli agrocarburanti

I cinque miti della transizione verso gli agrocarburanti
DI ERIC HOLTZ-GIMÉNEZ

Direttore generale di Food First - Institute for Food and Development Policy, Oakland (Stati uniti).
Biocarburanti... Il termine evoca l'immagine accattivante di un'energia rinnovabile
pulita e inesauribile, parla di fiducia nella tecnologia e di un progresso vigoroso e
compatibile con la protezione permanente dell'ambiente. Consente all'industria, a
uomini e donne del mondo politico, alla Banca mondiale, alle Nazioni unite e anche al
Gruppo intergovernativo di esperti sull'evoluzione del clima (Giec) di presentare i
carburanti prodotti da mais, canna da zucchero, soia e altre colture come la prossima
tappa di una transizione morbida ancora da definire, dal picco della produzione
petrolifera ad un'economia energetica basata su risorse rinnovabili.

I programmi sono già molto ambiziosi. In Europa, è previsto che combustibili
provenienti dalla biomassa coprano il 5,75% della domanda di carburanti stradali nel
2010 e il 20% nel 2020. Gli Stati uniti puntano a trentacinque miliardi di galloni
l'anno. Sono obiettivi che superano di parecchio le capacità produttive dell'agricoltura
dei paesi industrializzati dell'emisfero Nord. L'Europa dovrebbe utilizzare il 70%
delle sue terre coltivabili per vincere la scommessa; tutti i raccolti di mais e
soia degli Stati uniti dovrebbero essere trasformati in etanolo e biodiesel. Una tale
trasformazione stravolgerebbe il sistema alimentare delle nazioni del Nord. Così i
paesi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse)
guardano all'emisfero Sud per far fronte ai propri bisogni.

Indonesia e Malaysia aumentano rapidamente le piantagioni di palme da olio per
riuscire a coprire il 20% del mercato europeo del biodiesel.
In Brasile - dove la superficie di terre coltivabili dedicate alle colture per carburanti
occupa già una porzione di territorio pari alle dimensione di Regno unito, Paesi Bassi,
Belgio e Lussemburgo riuniti - il governo prevede di moltiplicare per cinque la
superficie riservata alla canna da zucchero. Il suo obiettivo è sostituire il 10% del
consumo mondiale di benzina entro il 2025.

La rapidità con la quale si effettuano mobilitazione di capitali e concentrazione di
potere all'interno dell'industria degli agrocarburanti è stupefacente. Negli ultimi tre
anni, gli investimenti sotto forma di capitale di rischio (venture capital) si sono
moltiplicati per otto. I finanziamenti privati inondano le istituzioni di ricerca pubbliche,
come dimostra il mezzo miliardo di dollari di sovvenzioni concesso da Bp (ex British
petroleum) all'università della California.

I grandi gruppi petroliferi, cerealicoli, automobilistici e di ingegneria genetica
stringono importanti accordi di partenariato: Archer Daniels Midland company (Adm)
e Monsanto, Chevron e Volkswagen, Bp, DuPont e Toyota. Queste multinazionali
cercano di concentrare le loro attività di ricerca, produzione, trasformazione e
distribuzione relative ai nostri sistemi alimentari e di approvvigionamento di
carburanti. Ragione in più per chiarire bene, prima di salire su un treno già in corsa, i
miti che accompagnano la transizione verso gli agrocarburanti.

1. GLI AGROCARBURANTI SONO PULITI E PROTEGGONO L'AMBIENTE Poiché la
fotosintesi utilizzata per queste colture sottrae gas a effetto serra dall'atmosfera e
dato che gli agrocarburanti possono ridurre il consumo di energia fossile, si pretende
che proteggano l'ambiente. Ma quando si analizza il loro impatto «dalla culla alla
tomba» - dal dissodamento della terra fino al loro utilizzo nei trasporti stradali - , le
limitate riduzioni di emissioni di gas a effetto serra sono annullate da quelle molto più
gravi provocate da deforestazione, incendi, drenaggio delle zone umide, metodi di
coltura e perdite di carbonio del suolo. Ogni tonnellata di olio di palma emette
altrettanta anidride carbonica, se non di più, del petrolio. L'etanolo prodotto da
canna da zucchero coltivata su foreste tropicali dissodate emette una volta e mezzo
gas a effetto serra rispetto alla produzione e all'utilizzazione di una quantità
equivalente di benzina. Quando commenta l'equilibrio planetario del carbonio, Doug
Parr, massimo responsabile scientifico di Greenpeace, dichiara categoricamente: «Se
si producesse anche solo il 5% di biocarburanti abbattendo foreste primarie ancora
esistenti, si perderebbe la totalità del progresso sul carbonio». Le colture industriali
destinate a carburanti necessitano di spargimenti massicci di concimi prodotti dal
petrolio il cui consumo mondiale - attualmente 45 milioni di tonnellate l'anno - ha già
raddoppiato il livello di azoto biologicamente disponibile sul pianeta,
contribuendo così fortemente alle emissioni di ossido nitroso, un gas a effetto serra il
cui potenziale di riscaldamento globale è trecento volte più alto di quello del CO2
[biossido di carbonio]. Nelle regioni tropicali - da dove presto proverrà la maggior
parte degli agrocarburanti - i concimi chimici hanno da dieci a cento volte più
effetto sul riscaldamento planetario che nelle regioni temperate.

Ottenere un litro di etanolo richiede da tre a cinque litri di acqua d'irrigazione e
produce fino a tredici litri di acque reflue. Per trattare queste acque di scolo occorre
l'equivalente energetico di centotredici litri di gas naturale, il che aumenta la
probabilità che vengano semplicemente rilasciate nell'ambiente inquinando corsi
d'acqua, fiumi e falde freatiche. L'intensificarsi delle colture energetiche per
carburanti provoca anche un aumento del ritmo di erosione dei suoli, in particolare
nel caso della produzione di soia - 6,5 tonnellate per ettaro l'anno negli Stati uniti;
fino a 12 tonnellate in Brasile e in Argentina.

2. GLI AGROCARBURANTI NON PROVOCANO DEFORESTAZIONE I sostenitori degli
agrocarburanti affermano che le colture effettuate su terre ecologicamente degradate
migliorano l'ambiente. Forse il governo brasiliano aveva questo in mente quando ha
riqualificato circa 200 milioni di ettari di foresta tropicale secca, praterie e paludi, in
«terre degradate» e adatte alla coltura. In realtà, si trattava di ecosistemi di grande
biodiversità nelle regioni del Mata Atlántica, del Cerrado e del Pantanal, occupate da
popolazioni indigene, contadini poveri e grandi aziende per allevamento estensivo di
bovini.

L'introduzione di colture destinate agli agrocarburanti avrà molto semplicemente
come risultato quello di ricacciare queste comunità verso la «frontiera agricola»
dell'Amazzonia, là dove le tecniche devastatrici di deforestazione sono fin troppo
note. La soia fornisce già il 40% degli agrocarburanti del Brasile. Secondo la Nazional
aeronautics and space administration (Nasa), più i prezzi della soia aumentano, più si
accelera la distruzione della foresta umida dell'Amazzonia - 325.000 ettari l'anno, al
ritmo attuale.

In Indonesia, le piantagioni di palma da olio destinate alla produzione di biodiesel -
detto «diesel della deforestazione» - sono la causa principale dell'arretramento della
foresta. Verso il 2020, queste superfici saranno triplicate e raggiungeranno i 16,5
milioni di ettari - le dimensioni di Inghilterra e Galles insieme - , con il risultato di una
perdita pari al 98% del manto forestale. La vicina Malaysia, primo produttore
mondiale di olio di palma, ha già perso l'87% delle sue foreste tropicali e continua a
distruggere quelle che restano a un ritmo del 7% l'anno.

3. GLI AGROCARBURANTI AIUTERANNO LO SVILUPPO AGRICOLO Ai tropici, 100
ettari destinati all'agricoltura familiare creano trentacinque posti di lavoro; la palma
da olio e la canna da zucchero dieci, gli eucalipti due, la soia appena mezzo. Fino a
non molto tempo fa, gli agrocarburanti erano destinati soprattutto ai mercati locali e
sub-regionali. Anche negli Stati uniti, la maggior parte delle aziende che producono
etanolo, di taglia relativamente modesta, erano proprietà degli agricoltori. Con
l'attuale boom, entra in gioco la grande industria, creando economie di scala
gigantesche e centralizzando lo sfruttamento.

I gruppi petroliferi, cerealicoli e i produttori di colture transgeniche rafforzano la loro
presenza lungo tutta la catena di valore aggiunto dei agrocarburanti. Cargill e Adm
controllano il 65% del mercato mondiale dei cereali; Monsanto e Sygenta dominano il
mercato dei prodotti geneticamente modificati. Per le semenze, gli input, i servizi, le
trasformazioni e la vendita dei loro prodotti, gli agricoltori che coltivano per gli
agrocarburanti saranno sempre più dipendenti da un'alleanza di società fortemente
organizzate. È poco probabile che ne traggano dei guadagni. Più probabilmente, i
piccoli coltivatori saranno espulsi dal mercato e dalle loro terre. Centinaia di migliaia
sono già stati gli spostati nella «repubblica della soia», una regione di più di 50
milioni di ettari nel sud del Brasile, il nord dell'Argentina, il Paraguay e l'est della
Bolivia.

4. GLI AGROCARBURANTI NON CAUSERANNO FAME Secondo la Food and agricultural
organization (Fao), la quantità di cibo nel mondo potrebbe fornire a tutti una razione
giornaliera di 2.200 calorie sotto forma di frutta fresca e secca, legumi, prodotti del
latte e carne. Eppure, la povertà fa sì che 824 milioni di persone continuino a
soffrire la fame. Ora, la trasformazione che si annuncia crea concorrenza tra la
produzione alimentare e quella di carburanti nell'accesso alla terre, all'acqua e alle
risorse. Un esempio concreto lo si ha oggi in Messico. Avendo smantellato le barriere
doganali nel quadro dell'Accordo di libero scambio nord-americano (Nafta), il Messico
importa ormai il 30% del mais dagli Stati uniti. L'aumento crescente della domanda di
etanolo nel paese ha provocato un'enorme pressione sul prezzo di questo cereale,
che ha toccato, nel febbraio 2007, il livello più alto degli ultimi dieci anni, provocando
un drammatico aumento del prezzo della tortilla - piatto base dalla popolazione
messicana. Di fronte alle manifestazioni di protesta di una popolazione povera colpita
dalla fame, il governo di Felipe Calderón, al termine di un incontro con le
multinazionali dell'industria e della distribuzione, ha dovuto limitare al 40% l'aumento
del prezzo della tortilla fino al prossimo agosto.

Approfittando della situazione, il Centro di studi economici del settore privato (Ceesp)
ha pubblicato una serie di «studi» in cui si afferma che l'uscita dalla crisi, per il
Messico, passa per la produzione di mais per agro-combustibili e che questo «deve
essere transgenico». Su scala mondiale, i più poveri spendono già dal 50 all'80% del
reddito familiare per l'alimentazione. Patiscono quando gli alti prezzi delle colture per
carburanti fanno aumentare il prezzo degli alimenti.

L'Internazional Food Policy Research Institute (Ifpri, Istituto internazionale di ricerca
sulle politiche dell'alimentazione) di Washington ha previsto che il prezzo degli
alimenti di base aumenterà dal 20% al 33% nel 2010 e dal 26% al 135% nel
2020. Ora, ogni volta che il costo degli alimenti aumenta dell'1%, 16 milioni di
persone precipitano nell'insicurezza alimentare. Se continua la tendenza attuale, nel
2025, 1,2 miliardi di abitanti potrebbero soffrire cronicamente la fame.
In questo caso, l'aiuto alimentare internazionale non sarebbe probabilmente di
grande aiuto, visto che il nostro surplus agricolo sarà andato...
nelle nostre riserve di benzina.

5. GLI AGROCARBURANTI DI «SECONDA GENERAZIONE» SONO A PORTATA DI MANO
Per rassicurare gli scettici, i sostenitori degli agrocarburanti amano affermare che
questi ultimi, attualmente prodotti a partire da colture alimentari, saranno presto
rimpiazzati da prodotti più compatibili con l'ambiente, come alberi a crescita rapida e
il Panicum virgatum (graminacea che raggiunge 1,80 metri di altezza). Cercano così
di rendere più accettabili gli agrocarburanti di prima generazione.
Sapere quali colture saranno trasformate in carburante non è significativo.

Le piante selvatiche non avranno un minor «impatto ambientale» perché la
commercializzazione ne trasformerà l'ecologia. Coltivate in modo intensivo,
migreranno rapidamente dalle siepi e dai terreni boscosi verso le terre coltivabili - con
le conseguenze ambientali collegate.

L'industria punta a produrre piante cellulosiche, geneticamente modificate - in
particolari alberi a crescita rapida - , che si decomporrebbero facilmente per liberare
zuccheri. Vista l'attitudine alla disseminazione già dimostrata dalle colture
geneticamente modificate, ci si possono aspettare contaminazioni massicce.

Qualsiasi tecnologia il cui potenziale permetta di evitare gli impatti più negativi sul
cambiamento climatico deve essere commercializzata su grande scala nei prossimi
cinque-otto anni. Prospettiva molto poco probabile nel caso dell'etanolo estratto dalla
cellulosa, prodotto che, finora, non ha mostrato alcuna riduzione di emissione di
carbonio. L'industria degli agrocarburanti sta scommettendo sui miracoli.

L'Agenzia internazionale dell'energia ritiene che, nei prossimi ventitré anni, a livello
mondiale si potranno fabbricare fino a 147 milioni di tonnellate di agrocarburanti. Un
simile volume produrrà molto carbonio, ossido nitroso, erosione, e più di 2 miliardi di
tonnellate di acque reflue. Ma, per quanto stupefacente possa apparire, tale
produzione arriverà soltanto a compensare la crescita annuale della domanda
mondiale di petrolio, che attualmente si può valutare in 136 milioni di tonnellate
l'anno. Il gioco vale la candela?

Per le grandi società cerealicole, sicuramente sì. Che si chiamino Adm, Cargill o
Bunge, sono i pilastri dell'agro-alimentare. Circondate da una moltitudine altrettanto
potente di trasformatori di materie prime e di distributori, a loro volta associati a
catene di supermercati da una parte e a società agro-chimiche, di semenze e di
macchine agricole, dall'altra. Su 5 dollari spesi in alimenti, 4 corrispondono all'attività
dell'insieme di queste società. Ma, da un po' di tempo, il settore produttivo soffre di
un'«involuzione»: poiché quantità crescenti di investimenti (input chimici, ingegneria
genetica e nuovi macchinari) non hanno aumentato il tasso di produttività
dell'agricoltura, il complesso agro-alimentare è costretto a spendere di più per
raccogliere meno. Gli agrocarburanti sono la risposta perfetta a questa involuzione.

Sovvenzionati e in fase di crescita, mentre il petrolio indietreggia, facilitano la
concentrazione delle industrie dell'alimentazione e dell'energia nelle mani degli attori
più potenti. Sfortunatamente, la transizione verso gli agrocarburanti soffre di una tara
congenita. Essi infatti entrano in competizione con l'alimentazione per quanto
riguarda terra, acqua e risorse. Sviluppati all'estremo, saranno utilizzati per
produrre... agrocarburanti. Una proposta patetica dal punto di vista termodinamico.
Ci obbligano a vivere al di sopra dei nostri mezzi. «Rinnovabile» non significa
infatti «senza limiti». Anche se le colture possono essere ripiantate, la terra, le
acque e gli alimenti restano limitati.

Di fatto, l'attrattiva di questi biocombustibili risiede nel fatto che potrebbero
prolungare l'economia fondata sul petrolio. Con una stima di circa 1.000 miliardi di
barili residui di riserve mondiali di petrolio convenzionale, un barile di petrolio tra non
molto potrà costare 100 dollari. E più il prezzo del petrolio sarà alto, più il costo di
produzione dell'etanolo potrà crescere pur rimanendo competitivo. Ed è proprio
questa la contraddizione per gli agrocarburanti di seconda generazione: man mano
che il costo degli idrocarburi aumenta, gli agrocarburanti di prima generazione
diventano più redditizi, scoraggiando così l'idea di investire nello sviluppo di quelli di
seconda generazione. Se il petrolio raggiunge gli 80 dollari al barile, i produttori di
etanolo possono permettersi di pagare oltre 5 dollari il moggio (circa 127 kg) di mais,
rendendolo così competitivo anche rispetto alla canna da zucchero. La crisi energetica
mondiale è potenzialmente una miniera che va dagli 80.000 ai 100.000 miliardi di
dollari per i gruppi alimentari e petroliferi. Non stupisce che non si sia spinti a
modificare le nostre abitudini di «sovra-consumo».

La transizione verso gli agrocarburanti non ha niente di inevitabile.
Molte soluzioni locali di sostituzione provate con successo sul terreno, efficaci a livello
energetico pur restando centrate sui bisogni degli abitanti, sono già operative per
produrre alimenti e energia senza minacciare l'ambiente, o i mezzi di sussistenza.
Negli Stati uniti, decine di piccole cooperative locali producono biodiesel - spesso a
partire da olio vegetale riciclato. La maggioranza delle cooperative di etanolo del
Middle West sono - per il momento - nelle mani degli agricoltori locali. Così come i tre
quarti circa delle raffinerie di etanolo del Minnesota, a cui sono state concesse
notevoli sovvenzioni.

Sarebbe inaccettabile che i paesi del Nord spostassero il fardello del loro sovraconsumo
verso il Sud del pianeta, semplicemente perché i paesi intertropicali hanno
più sole, pioggia e terre coltivabili.

Articolo pubblicato su Le Monde Diplomatique – giugno 2007

giovedì 18 giugno 2009

Cereal Docks Romania e sud America, da dove vengono le granaglie ?!!!

Spesso non è necessario intraprendere tortuose ricerche o dover scavare più di tanto, la verità e i fatti sono li che ci fissano e aspettano solo d'essere guardati e così senza alcuna vergogna o remora ecco pubblicato nel sito ufficiale della Cereal Docks alcuni rami di sviluppo della s.p.a.
Sorge spontaneo chiedersi, ma farà davvero gli interessi degli agricoltori veneti come da lei promesso, oppure seguirà le proprie direttive?

di seguito materiale tratto dal sito ufficiale:

Cereal Docks INTERNATIONAL
Società di trading che ha l’obiettivo di fornire materie prime per i fabbisogni interni aziendali ai migliori prezzi mondiali e di supportare lo sviluppo internazionale dell’azienda.

Cereal Docks Romania
Società a cui è affidato il compito di sviluppare le colture energetiche (4.500 ettari coltivati a colza, soia, girasole) necessarie a fornire la materia prima per i bio-carburanti. Nell'ambito delle politiche agricole comunitarie stringe accordi di filiera con gli agricoltori rumeni per la destinazione di aree agricole a colture energetiche.

E poi...



Azienda agricola rumena con una superficie di oltre 1.000 ettari destinati alla coltivazione sperimentale di soia e colza.


Se tutto questo vi ha fatto salire solo un pò di acidità eccovi un altro estratto dal sito ufficiale dove si descrivono i porti di origine e destinazione dei prodotti:


Porti di origine

SUD AMERICA

Argentina: San Lorenzo, San Martin, Rosario, Buenos Aires,

Bahia Blanca, Necochea Itacoatiara

Brasile: Rio Grande, Paranagua, Santos, Itacoatiara

NORD AMERICA

Usa: Mississippi River, Texas Gulf, Grandi Laghi

Canada: Montreal, Quebec,

Fiume San Lorenzo

ASIA

India: Kandhla, Mumbai

EUROPA

mar Nero:

Russia, Ucraina, Moldavia, Romania, Bulgaria

AFRICA

Sudan: Port Sudan


Porti di destinazione

EUROPA

Italia: Venezia, Ravenna

Slovenja: Koper

Croazia: Rijeka, Ploce

Albania: Durazzo


Per finire sempre dal sito ufficiale...


Nata con l'obiettivo di rafforzare il proprio legame con i principali

trasformatori di materie prime di origine agricola, fornendo,

oltre ad un eccellente servizio, anche prezzi competitivi,

ha stretto infatti accordi di fornitura direttamente con grosse

cooperative e realtà produttive oltreoceano (sud americane).

Cereal Docks International ha sede strategicamente a Milano,

principale piazza italiana delle materie prime.


mercoledì 17 giugno 2009

L'ennesimo paese minacciato dalle centrali a biomasse

Per la serie: "un video fà più di molte parole"



Se volete portare il vostro contributo alla nostra causa " No Centrale" scriveteci a info@caveneto.org qualsiasi suggerimento o critica costruttiva sono ben accetti.

Grazie

Inceneritori a nanoparticelle

La giornata di domenica all’Auditorium della BCC di Campodarsego ha stimolato molte riflessioni che almeno in parte sento la necessità di condividere con tutti voi. Innanzitutto la qualità dei relatori merita un plauso per la precisione e disarmante semplicità delle informazioni portate che sono il frutto di anni di costante impegno per fare prendere coscienza alla gente della posta in gioco. Devo poi ringraziare per la sensibilità, l’interesse e la responsabilità civile dimostrata dalle centinaia di partecipanti da ogni parte del Veneto:è la testimonianza di una speranza per un futuro migliore che non muore …mai!
Possiamo dire, senza tema di smentita, che ci troviamo sulla “linea del Piave”:
retrocedere o fare finta di niente ancora non è più possibile senza essere considerati, giustamente, corresponsabili con i progetti criminali che qualcuno vuole fare subire agli italiani soprattutto ai bambini.
La Dr. Patrizia Gentilini , oncologa, fondatrice dell’ISDE, lo ha detto a chiare lettere: i dati e studi scientifici sono già ampiamente stati fatti e dimostrano inequivocabilmente che NON SI PUO’ INCENERIRE SENZA UCCIDERE nel tempo molte vite umane soprattutto tra i bambini.
Qualsiasi tipo di combustione, di qualsivoglia tipo di sostanza genera enormi quantità di fumi composti di particelle chimiche, le più diverse, in grado una volta respirate di localizzarsi nei diversi organi del corpo e fare sviluppare, nel tempo, neoplasie tissutali o del sangue come vari tipi di leucemie. Lo spazio per i dubbi non c’è più, c’è solo la possibilità di opporsi oppure fare finta di niente come gli struzzi in situazioni di pericolo!
Il latte vaccino a Brescia è pesantemente contaminato da diossine.Questo dato di fatto anziché fare promuovere uno studio esteso sul territorio circostante, al fine di stabilire la causa prima di una situazione così grave, ha portato all’incriminazione degli allevatori le cui vacche hanno prodotto latte alla diossina!
Siamo ben oltre la già colpevole idiozia! Nessuna parola, né indagine sulla “bomba ecologica” più grande d’Italia, cioè il mega inceneritore (sempre chiamato termovalorizzatore, per la qual cosa tutti noi paghiamo multe salate alla EU che ci ha condannato per l’utilizzo di appellativo ingannevole!!!). E’ chiaro come il sole che la contaminazione della catena alimentare nelle campagne del bresciano va collegata principalmente alle pesantissime emissioni di fumi dell’incenerimento di oltre 200mila tonnellate l’anno di rifiuti ma per gli amministratori, ASL e ARPA il problema non è nemmeno preso in considerazione perché… ci sono i filtri!
Eppure è stato dimostrato scientificamente che un camino d’inceneritore emette sempre fumo cioè ceneri volatili che ricadono al suolo contaminando giorno dopo giorno, anno dopo anno, l’aria, l’acqua e i terreni circostanti in modo direttamente proporzionale alla massa di materia bruciata. Mettendo i filtri si riesce solo a “nascondere” il fumo, ma non si limitano in alcun modo le particelle che escono dal camino: queste infatti sono molto più piccole e totalmente invisibili e proprio per questo potenzialmente molto più pericolose. I nostri Amministratori, accecati dal denaro non vogliono ricordare la legge fisica basilare secondo la quale “ nulla si crea , nulla si distrugge ma tutto si trasforma”, peccato che la trasformazione data dall’incenerimento sia un incubo per la salute della gente! Infatti il Dr. Stefano Montanari e la moglie Dr.ssa Gatti con le loro ricerche scientifiche al microscopio elettronico, hanno dimostrato che gli inceneritori come tutta l’attività industriale altamente tecnologica produce in modo continuo NANOPARTICELLE, centinaia di volte più piccole del famoso PM10, unica particella considerata dalla legge, la cui concentrazione elevata porta agli inutili provvedimenti di chiusura del traffico veicolare.Ma proprio le dimensioni così ridotte delle nanoparticelle consentono loro di entrare direttamente nel sangue, senza alcuna possibilità di “filtraggio” da parte delle mucose e degli endoteli respiratori, entrando direttamente nella cellula, attraverso la membrana cellulare, senza danneggiarla, posizionandosi a ridosso del DNA del nucleo.
Ovvio che, prima o poi, il DNA subisce un danno e subisce una trasformazione anche in senso neoplastico: certo, non subito, magari dopo 10 o 20 anni! Ecco allora che altri studi epidemiologici effettuati proprio qui in Veneto dall’Istituto Oncologico Veneto (IOV), ma non solo, dimostrano la stretta correlazione tra l’aumento della comparsa di tumori (in particolare i sarcomi, che sono tumori”sentinella” dell’inquinamento dell’aria) nella popolazione con la prolungata esposizione alle emissioni d’inceneritori.
Ma tutto tace… la televisione e i giornali non ne parlano per cui …non è vero!!! Non possiamo fare finta che tutto questo non esista: è duro da accettare ma, se siamo uomini e non “caporali” abbiamo il DOVERE ETICO di proteggere noi e i nostri figli da una minaccia che è già realtà, ma che possiamo evitare diventi ancora più grave. La nuova “politica energetica” di questo paese è ostaggio da sempre dei petrolieri ma con la legge dei CIP6 si è oltrepassata ogni misura di decenza.
La legge europea sulle energie rinnovabili era accettabile: prevedeva che ogni cittadino pagasse una percentuale della bolletta energetica (in Italia il 7%) per finanziare la costruzione di impianti di energia rinnovabile anche familiari. Ora la lobby dei petrolieri, solo in Italia, è riuscita a fare aggiungere, al testo, la famosa parolina “…e assimilabili”, riuscendo così a fare rientrare nelle fonti di energia rinnovabili anche i rifiuti urbani che, inceneriti, fanno produrre energia elettrica. Il famoso CDR ovvero combustibile derivato da rifiuti! In questo modo i 5 miliardi di euro l’anno che gli Italiani pagano per autofinanziarsi una conversione energetica ecocompatibile vanno per il 70% a finanziare gli inceneritori : mentre per gli impianti fotovoltaici, eolici etc. resta un misero 30% . Non solo ma questi squali si fanno pagare l’elettricità prodotta con l’incenerimento dei rifiuti tre volte il suo valore perché sarebbe elettricità prodotta con “energia rinnovabile”!
Il Dr. Montanari ha mostrato una foto del cadavere di un neonato di pochi giorni morto per una leucemia iperacuta, fulminante. La madre sana con gravidanza senza problemi: nel corpo del neonato sono stati rinvenuti presenza di metalli pesanti di vario tipo in elevata concentrazione. Come è stato possibile tutto ciò? Evidentemente, durante la gravidanza, il sangue della madre conteneva questi veleni e li ha passati a suo figlio. A lei, apparentemente nulla di patologico è accaduto ma su un essere di pochi chili è stato molto probabilmente fatale. Quante di queste morti dovremo ancora sopportare per comprendere che non possiamo accettare in silenzio la costruzione di centinaia di nuovi inceneritori (chiamati ovviamente cogeneratori a biomasse o termovalorizzatori etc.) in tutta Italia? L’obiettivo RIFIUTI ZERO è una realtà in molte grandi metropoli nel mondo: si può attuare, qui ed ora, con spesa minima evitando totalmente l’incenerimento ed eliminando la tassa sui rifiuti ai cittadini che virtuosamente aderiscono alla raccolta differenziata spinta: lo ha dimostrato dati alla mano l’imprenditrice veneta Carla Poli puntando molto sull’educazione ambientale delle nuove generazioni.
In Veneto è stata lanciata ieri l’iniziativa Rete Ambiente Veneto (R.A.V.) per collegare tutte le realtà dei Comitati sparsi ovunque nel territorio che si oppongono allo scempio del territorio e della loro salute. Nella grande maggioranza dei casi gli Amministratori locali sono collusi perché comprendono solo il linguaggio del denaro: resta solo la possibilità di una grande mobilitazione della gente che dal basso costringa i politici a ricordare che amministrano nel nome e per conto delle persone che li votano e non delle ditte costruttrici d’inceneritori! A noi l’iniziativa Politica, con la “P” maiuscola perché l’alternativa non c’è se non il deserto delle coscienze di gente che si è venduta l’anima !!!
Dr. Paolo Girotto, Presidente Radio Gamma 5

Fonte: Disinformazione Inceneritori e nanoparticelle di Paolo Girotto - 27/01/2009

ARPAV e l'inquinamento a norma di legge nel portogruarese

La prima parte del seguente articolo è tratto dal sito ufficiale dell' ARPAV , mentre la seconda parte dalla relazione tecnica dalla Regione Veneto giunta regionale 8°legislatura COMMISSIONE TECNICA REGIONALE SEZIONE AMBIENTE SEDUTA DEL 02/08/2007,
con oggetto:

CEREAL DOCKS SPA
Autorizzazione alla realizzazione ed esercizio di un impianto di cogenerazione da 7,6 MWe
alimentato a biomassa (olio vegetale) in Portogruaro (VE)
D.Lgs 387/2003; D.Lgs 152/2006; L.R. 11/2001

Sono sicuro che troverete questa lettura interessante e riflessiva...

L'autorizzazione è passata con: voti favorevoli 11 tra cui il rappresentante dell’A.R.P.A.V.
votanti assenti: i rappresentanti della Provincia e del Genio Civile di Venezia, dell’AULSS n° 10 e delComune di Portogruaro



Considerato ciò leggiamo dal sito Ufficiale dell' ARPAV:

Aria - La Composizione dell'aria

L’aria è costituita dal 78,09% di azoto, 20,94% di ossigeno, 0,93% di argon, 0,03% di anidride carbonica ed altri elementi in percentuali molto più contenute. Questa composizione chimica dell’aria è quella determinata su campioni prelevati in zone considerate sufficientemente lontane da qualunque fonte di inquinamento.

Sebbene le concentrazioni dei gas che compongono mediamente l’atmosfera siano pressochè costanti, in realtà si tratta di un sistema dinamico in continua evoluzione. I gas sono prodotti dalle attività biologiche (rilasci di vari composti organici dalle foglie delle piante), dalle esalazioni vulcaniche ma anche dalle attività antropiche e dai processi chimici che vi si innescano. Ad esempio si è riscontrato un leggero ma costante aumento dell’anidride carbonica dovuto all’utilizzo di combustibili fossili.

Cos’è l’inquinamento atmosferico?

L’inquinamento atmosferico è il fenomeno di alterazione della normale composizione chimica dell’aria, dovuta alla presenza di sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni di salubrità dell’aria. Queste modificazioni pertanto possono costituire pericolo per la salute dell’uomo, compromettere le attività ricreative e gli altri usi dell’ambiente, alterare le risorse biologiche e gli ecosistemi, nonchè i beni materiali pubblici e privati.

Le sostanze alteranti sono i cosiddetti agenti inquinanti, che possono avere natura particellare, come le polveri (PM o Particulate Matter), o gassosa, come il biossido di zolfo SO2, il monossido di carbonio CO, gli ossidi di azoto NOX ed i composti organici volatili COV.

Tra le attività antropiche con rilascio di inquinanti in atmosfera si annoverano: le combustioni in genere (dai motori a scoppio degli autoveicoli alle centrali termoelettriche), le lavorazioni meccaniche (es. le laminazioni), i processi di evaporazione (es. le verniciature) ed i processi chimici.

L’attività di ARPAV

L’attività di studio e controllo effettuata da ARPAV sulla matrice aria si riassume nel monitoraggio di:

  • Qualità dell’aria: verifica della qualità dell’aria e del rispetto dei valori limite di legge.L’attività viene realizzata analizzando l’aria ambiente esterna e determinando la concentrazione degli inquinanti principali mediante le stazioni fisse della rete di monitoraggio e i laboratori mobili. Successivamente i risultati delle analisi vengono elaborati e studiati e, mediante l’utilizzo di modelli matematici di diffusione degli inquinanti, attribuiti a un’area di territorio definita.
  • Emissioni: sono analizzati gli inquinanti aerodispersi alla loro origine, ad esempio quelli provenienti dalle ciminiere e dai camini industriali. I risultati delle analisi vanno ad alimentare l’inventario delle emissioni. Nel caso in cui le analisi non siano ancora state eseguite o dove ciò non è possibile, ad esempio nel caso del traffico autoveicolare, si utilizzano dei fattori di stima delle emissioni (fattori di emissione), elaborati internazionalmente.



Mentre la Giunta Regionale del Veneto "tutela" i suoi cittadini così:

COMMISSIONE TECNICA REGIONALE SEZIONE AMBIENTE SEDUTA DEL 02/08/2007 PARERE N. 3458


ALLEGATOA alla Dgr n. 2262 del 08 agosto 2008


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OGGETTO:

Premesse:

La Cereal Docks S.p.A. è un’azienda nata nel 1983 a Camisano Vicentino (VI) ed esercisce l’attività di

raccolta, trasformazione, stoccaggio e commercializzazione di prodotti agricoli ed è specializzata nella

trasformazione di semi oleosi, provenienti dal territorio nazionale e di importazione.

Il sito produttivo di Portogruaro, nel quale avviene l’essiccazione dei cereali e dove la Ditta intende

installare l’impianto di cui si tratta, è invece attivo dal 2002.

La Ditta, che ha sede legale in Via Cà Marzare, 3 a Camisano Vicentino (VI), ha presentato istanza

assunta al protocollo dell’Unità Complessa Tutela Atmosfera con n. 385936/5719 del 27/06/2006, ai

sensi dell’art. 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003 n. 387, richiedendo l'autorizzazione alla

installazione ed esercizio dell'impianto sommariamente descritto in oggetto.

All’istanza erano allegati degli elaborati tecnici predisposti dallo studio Blu Energy Control di Vicenza.

A seguito di autonoma revisione critica degli elaborati, la Ditta ha deciso di sostituire quanto già

presentato trasmettendo documentazione curata dalla società Elettrostudio S.p.A. di Venezia,

protocollata col n. 664555/5719 del 20/11/06, mantenendo valida la sola Valutazione di Incidenza

Ambientale presentata in prima istanza, alla quale peraltro la ditta Elettrostudio apportava alcune

correzioni elencate con nota del 30/01/07 prot. 55101/5719.

Con ulteriore trasmissione, protocollata col n. 401648/5719 del 16/07/07, la Ditta ha sostituito una parte

degli elaborati progettuali, in seguito alla decisione di modificare il posizionamento dell’impianto,

traslandolo all’interno del lotto di proprietà, di circa 150 metri, per migliorare la configurazione aziendale.

La procedura di autorizzazione indicata dal D.Lgs. 387/03 per impianti che effettuino produzione di

energia elettrica attraverso l'utilizzo di fonti rinnovabili, prevede un procedimento unico, al quale

partecipano tutte le amministrazioni interessate.

Inoltre la legge regionale 13 aprile 2001 n. 11, all'art. 42 comma 2 bis, ha stabilito che l'autorizzazione

all'installazione ed esercizio di impianti di produzione di energia elettrica inferiori a 300 MW, sia di

competenza regionale.

CEREAL DOCKS SPA

Autorizzazione alla realizzazione ed esercizio di un impianto di cogenerazione da 7,6 MWe

alimentato a biomassa (olio vegetale) in Portogruaro (VE)

D.Lgs 387/2003; D.Lgs 152/2006; L.R. 11/2001

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PARERE N. 3458

Pertanto è stata indetta dagli Uffici regionali una Conferenza di Servizi, come previsto al capo IV della

legge 241/90.

Ai sensi della deliberazione della Giunta regionale n. 2166 del 11/07/2006, recante “Primi indirizzi per la

corretta applicazione del D. Lgs 3 aprile 2006, n. 152……”, la discussione in Commissione Tecnica

Regionale Sezione Ambiente costituisce una fase dell’iter amministrativo, limitata all’espressione del

parere dell’Amministrazione Regionale sugli aspetti legati alle emissioni in atmosfera e alla produzione di

energia elettrica e come tale sarà riportato dal rappresentante regionale all’interno della Conferenza di

Servizi.

La procedura autorizzativa si concluderà, all’interno della Conferenza di Servizi, solamente una volta

raccolti tutti i pareri degli Enti interessati.

Al primo incontro istruttorio della Conferenza di Servizi, avvenuto in data 26 gennaio c.a., hanno

partecipato i rappresentanti dell'ARPAV, della Cereal Docks, dello Studio di progettazione Elettrostudio

S.p.A. di Venezia, oltre che i rappresentanti regionali dell’Unità di Progetto Energia e dell’Unità

Complessa Tutela Atmosfera.

La Provincia di Venezia ha trasmesso un fax prot. 6198/07 del 24/01/2007 e prot. regionale n.

48641/5719 del 26/01/2007 con il quale ha comunicato l’impossibilità di partecipare alla Conferenza a

causa di inderogabili e concomitanti impegni.

Il Comune di Portogruaro con fax prot. n. 4390 del 25/01/2007 e prot. regionale n. 48506 del 26/01/2007

comunicando l’impossibilità di prender parte alla riunione, ha rilevato alcune considerazioni tecnico

operative.

Durante l’incontro i rappresentanti della Ditta proponente l’intervento hanno illustrato il progetto, è stata

consegnata copia del progetto ai convenuti e successivamente è stata fornita pari documentazione agli

assenti.

Descrizione dell’iniziativa

L'impianto proposto da Cereal Docks, sarà installato all’interno dell’esistente stabilimento in Via

dell’Agricoltura a Summaga di Portogruaro e sarà costituito dalle seguenti componenti:

- Stazione di scarico combustibili e fluidi di processo;

- Parco serbatoi di stoccaggio;

- Impianto di trattamento dell’olio vegetale con processo fisico;

- Edificio centrale con gruppo elettrogeno;

- Sistema di trattamento dei fumi (DeNOx+DeCO+Filtro a maniche);

- Sistema di recupero termico ORC con produzione di ulteriore energia elettrica;

- Impianti ausiliari a servizio della centrale;

- Cabina elettrica di trasformazione e connessione rete.

Il fabbricato a pianta rettangolare che ospiterà l’impianto verrà realizzato in adiacenza alla piattaforma

ospitante i serbatoi di alimentazione contenenti l’olio vegetale, le sue dimensioni sono di m 55 x m 61

con un’altezza di m 9,5.

Descrizione dell’impianto

Il motore endotermico utilizzato, tipo Wartsila 16 cilindri a V, sarà un ciclo diesel a 4 tempi, ad iniezione

diretta, sovralimentato (turbocharged) e sottoraffreddato (aftercooler), a bassa velocità di rotazione (750

rpm), con potenza elettrica nominale di 7.124 kWe e con potenza termica, immessa con il combustibile,

pari a 16.145 kW.

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PARERE N. 3458

Il motore sarà alimentato al 100% con oli vegetali e consentirà la produzione dei seguenti vettori

energetici:

1. energia meccanica all’asse di rotazione del motore, convertita in energia elettrica con l’ausilio di

un generatore del tipo sincrono;

2. energia termica sotto forma di acqua calda a 90°C generata dal recupero energetico dell’acqua di

raffreddamento delle camicie cilindri e del circuito alta temperatura intercooler (circuito HT);

3. energia termica dei fumi di scarico recuperata con l’ausilio di una caldaia ad olio diatermico, e

quindi trasferita ad un ciclo Rankine Organico per la produzione di ulteriore energia elettrica (508

kWe).

Una frazione dell’energia termica, sotto forma di acqua calda verrà utilizzata per il mantenimento in

temperatura dell’olio vegetale contenuto all’interno dei serbatoi di stoccaggio, mentre la parte di energia

rimanente potrà essere utilizzata per usi di teleriscaldamento o in alternativa verrà dissipata.

E’ previsto il funzionamento dell’impianto per circa 8.000 h/a con una produzione elettrica utile di circa

58,1 GWh/a asservita primariamente ai fabbisogni del sito produttivo di Portogruaro e venduta per la

parte rimanente al mercato nazionale.

Combustibile utilizzato

Il combustibile utilizzato nella centrale in progetto sarà olio vegetale prodotto dall’impianto di proprietà

della Ceral Docks di Camisano Vicentino. L’olio sarà ottenuto dall’estrazione della materia grassa

contenuta nei semi (es. colza, girasole, soia) di piante oleaginose provenienti da coltivazione dedicate.

La filiera di tali coltivazioni è già stata avviata e giungerà alla produzione ottimale, corrispondente a

quella necessaria per soddisfare il fabbisogno dell’impianto, tra qualche anno, nel frattempo quindi dovrà

essere integrata da olii vegetali grezzi provenienti da colture non dedicate (es. olio di palma crudo).

L’alimentazione avverrà dai serbatoi contenenti l’olio vegetale approvvigionato direttamente dalla Ditta,

utilizzando per il trasporto preferibilmente l’adiacente linea ferroviaria.

Il combustibile subirà un trattamento di tipo fisico, finalizzato a garantire sempre il rispetto di specifiche

chimiche necessarie ad ottenere sia la migliore combustione nel motore diesel, che la massima

efficienza termodinamica con la minima produzione di inquinanti. Il trattamento consisterà in una

filtrazione e in una deacidificazione fisica in torre di distillazione.

Il consumo nominale di olio previsto è di 1,643 t/h, l’impianto sarà attivo 24 h/g per 7 giorni alla

settimana, ottenendo un consumo settimanale pari a 276 t che corrispondono a circa 307 mc, pertanto

per il trasporto del combustibile è prevedibile il transito di 10 ferrocisterne alla settimana.

Per lo stoccaggio sarà realizzato un serbatoio della capacità di 500 mc, all’interno del quale l’olio verrà

mantenuto alla temperatura di 55°C per evitare addensamenti che ne impedirebbero il pompaggio.

L’olio già trattato e destinato all’alimentazione del motore sarà contenuto in un serbatoio da 50 mc

anch’esso riscaldato; altri serbatoi verranno utilizzati per l’olio lubrificante del motore (20 mc), per il

combustibile tradizionale necessario nelle fasi di accensione/spegnimento (50 mc), per gli acidi grassi

provenienti dal processo di trattamento dell’olio grezzo (50 mc).

Emissioni acustiche

La classificazione acustica del territorio ove sorgerà l’impianto proposto è stata redatta dal Comune di

Portogruaro e l’area interessata è stata inserita in classe V (aree prevalentemente industriali), con valori

limite assoluti d’immissione di 70 dBA diurni e 60 dBA notturni.

Nella valutazione previsionale presentata è stata determinata la situazione acustica attuale ed una

simulazione acustica futura, ottenuta sovrapponendo alla mappa del rumore attualmente esistente i

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PARERE N. 3458

valori di propagazione di rumore delle varie sorgenti future, mediante l’utilizzo di un adeguato modello di

calcolo.

La conclusione dello studio indica che “l’installazione del cogeneratore, non apporterà variazioni

significative, rispetto alla situazione attuale, per quanto concerne il confronto con la normativa vigente”.

Viene previsto anche il rispetto del criterio differenziale diurno e notturno per quanto concerne il ricettore

più vicino, ovvero un’abitazione situata a circa 70 m dall’impianto.

Incidenza ambientale

L’area interessata dal progetto si trova all’esterno del perimetro dei siti SIC/ZPS presenti nel territorio

comunale di Portogruaro, è stato comunque presentato in allegato alla richiesta di autorizzazione, come

riportato in premessa, un elaborato per valutare i possibili effetti derivanti dalla realizzazione ed esercizio

del progettato impianto sui siti Natura 2000.

Sono stati considerati il SIC/ZPS IT3250012, denominato Ambiti fluviali del Reghena e del Lemene –

Cave di Cinto Maggiore, ed il SIC/ZPS IT3250006, denominato Bosco di Lison, che distano

rispettivamente dall’impianto circa 1 km e circa 5 km.

La valutazione del tecnico incaricato della redazione, si conclude con l’affermazione che non è probabile

possano verificarsi effetti significativi sui siti della rete natura 2000.

Emissioni in atmosfera

Sarà realizzata una linea fumi costituita da tutti i componenti necessari a convogliare i gas esausti

prodotti dalla combustione fino al punto di emissione in atmosfera. Tali componenti, assolveranno ad

alcune funzioni tecniche quali il recupero dell’energia termica posseduta dai fumi, il trattamento dei gas

esausti, finalizzato a ridurre alcune specie di inquinanti, e l’abbattimento della pressione sonora trasferita

dal flusso dei gas al camino.

In particolare la linea sarà dotata di:

- gruppo di catalisi (DeNOx con reattore catalitico SCR con soluzione acqua e urea e catalizzatore

ossidante DeCO) installato immediatamente a valle dello scarico motore;

- dopo il sistema di catalisi sarà installata una caldaia per il recupero dell’energia termica dei fumi

di scarico;

- dopo la caldaia a recupero i fumi saranno convogliati ad un filtro a maniche per l’ulteriore

riduzione del articolato;

- i fumi saranno quindi convogliati al camino dotato di silenziatore ed emessi in atmosfera;

- la linea fumi sarà dotata di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni.

A valle del turbocompressore lato scarico del motore, i fumi di combustione verranno trasferiti alla linea

di convogliamento fumi per mezzo di un giunto di dilatazione; successivamente una sezione di tubazione

orizzontale DN1300, realizzata in materiale resistente alla corrosione, svolgerà la funzione di camera di

miscelazione nella quale verrà iniettata la soluzione acquosa reagente (urea 40% in peso), necessaria al

processo catalitico per la riduzione degli NOx, tramite una coppia di lance dotate di ugello atomizzatore

“twin fluid”. Il reagente dovrà essere dosato solo per ridurre e non per eliminare totalmente gli ossidi di

azoto presenti nei fumi. Questo accorgimento consente di non emettere ammoniaca (Ammonia split) in

atmosfera pur rispettando le prescrizioni di legge relative all'emissione di NOx.

Essendo i fumi ad una temperatura maggiore di 300°C, il reagente in soluzione una volta nebulizzato

evapora quasi istantaneamente, ed essendo costituito, come sopraddetto, da urea questa si decompone

istantaneamente secondo la seguente reazione:

N2H4CO + H2O = 2NH3 + CO2

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PARERE N. 3458

I fumi addizionati di ammoniaca ed alla temperatura di reazione, sono convogliati al letto di catalisi

attraverso un miscelatore statico - raddrizzatore di flusso che provvederà all’intima miscelazione tra

reagente e fumi ad alta temperatura garantendo una elevata turbolenza ed un elevato tempo di contatto,

indispensabile per evitare fenomeni di condensazione e sprechi nel dosaggio della soluzione acquosa

reagente.

Sul letto di catalisi, realizzato in moduli ceramici a base di biossido di titanio e pentossido di vanadio,

avverranno le seguenti reazioni:

4NO + O2 + 4NH3 = 4N2 + 6H2O

6NO2 + 8NH3 = 7N2 + 12H2O

NO + NO2 + 2NH3 = 2N2 + 3H2O

Per il sistema di catalisi di abbattimento degli ossidi di azoto (DeNOx) sarà richiesto un consumo di urea

in granuli pari a circa 51 kg/h ed un consumo di circa 80 l/h d’acqua.

La soluzione di urea contenuta in un apposito serbatoio di stoccaggio opportunamente coibentato e

preriscaldato verrà dosata ai reattori mediante una centralina automatica di alimento che permetterà,

grazie all’analizzatore al camino per la determinazione in continuo del valore residuo di NOx, di dosare

esattamente la quantità di reagente necessaria alla reazione di ossidoriduzione, evitando inutili sprechi o

emissione in atmosfera di ammoniaca non reagita. Per il controllo degli eventuali “split” di ammoniaca

(causati da eventi transitori o anomalie) sarà comunque previsto un sensore di NH3 abbinato al sistema

di monitoraggio in continuo.

Nel reattore, a valle della sezione DeNOx è previsto un layer catalizzatore ossidante riempito con moduli

ceramici impregnati di platino e palladio; questa sezione ha la funzione di convertire il CO, i COV ed una

frazione del particolato presenti nei gas di scarico in CO2.

Un’ulteriore riduzione del particolato sarà ottenuta con l’ausilio di filtri a maniche.

All’uscita del reattore sarà presente una cuffia di inversione con funzione di tramoggia di raccolta ceneri

e particolato incombusto, che potrà essere rimosso periodicamente attraverso un portello di ispezione

con passo d’uomo.

I fumi così depurati saranno inviati al recuperatore di calore, o verranno spinti verso la marmitta

silenziatrice di scarico e quindi al camino.

Il camino avrà un diametro di mm 1.100 ed altezza di m 25, per consentire l’adeguata espulsione di

53.860 kg/h di fumi alla temperatura di circa 160° C, corrispondenti ad una portata volumetrica anidra al

tenore di riferimento del 5% di O2 di 18.412 Nmc/h.

Nella seguente tabella sono quindi confrontati, in termini di concentrazione, i valori di emissione previsti

nella perizia giurata datata 25/07/2007 con i valori indicati dal D.Lgs 152/2006.

Parametro

[mg/Nm3]

Perizia giurata

(5% O2)

D. Lgs 152/2006

All. I°, Parte III^, Punto 3) Motori fissi a

combustione interna

(5% O2)

Polveri totali 16 130

CO 80 650

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PARERE N. 3458

NOx (espressi

come NO2) 160 200

La Commissione Tecnica Regionale sezione Ambiente

Considerato quanto esposto;

Richiamata la normativa vigente in materia;

Visto il progetto presentato e la relazione istruttoria che si intende qui richiamata;

Previa ampia discussione per le motivazioni evidenziate di seguito ed in premessa;

con voti

favorevoli 11 tra cui il rappresentante dell’A.R.P.A.V.

su 11 present i e votant i

assenti i rappresentanti della Provincia e del Genio Civile di Venezia, dell’AULSS n° 10 e del

Comune di Portogruaro

ESPRIME PARERE

favorevole in merito alla richiesta di realizzazione dell’impianto in oggetto, con le seguenti prescrizioni:

1) In tutte le condizioni di esercizio, con l’esclusione dei periodi di arresti e guasti, vengano rispettati i

valori limite di emissione, riferiti ad una percentuale di O2 del 5%, di 160 mg/Nmc per gli NOX , di

16 mg/Nmc per le polveri, di 80 mg/Nmc per il CO. Per le sostanze non indicate devono essere

rispettati i valori limite stabiliti nella parte II^ dell’Allegato I° alla parte Quinta del D.Lgs 152/2006.

2) Il combustibile utilizzato abbia le caratteristiche della biomassa combustibile, conformemente a

quanto riportato alla sezione 4 della parte II^ dell’Allegato X° alla parte Quinta del D.Lgs 152/2006.

3) Vengano monitorati in continuo le concentrazioni degli ossidi di azoto, del monossido di carbonio,

dell’ossigeno e della temperatura dei gas effluenti. I metodi di campionamento, analisi e

valutazione delle emissioni devono essere conformi a quanto previsto al punto 3 e seguenti

dell’Allegato VI° alla parte Quinta del D.Lgs 152/2006. In particolare si raccomanda che gli

analizzatori rispettino quanto previsto per la certificazione, calibrazione in campo, sistema di

acquisizione e validazione con procedure verificate e predefinite e soglie di validità. Inoltre

dovranno essere previste procedure di taratura e verifiche (IAR), di elaborazione, di presentazione

e di valutazione dei risultati in collaborazione con ARPAV.

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CTRA DEL 02/08/2007

PARERE N. 3458

4) Il camino deve essere dotato di prese per misure e campionamenti delle sostanze emesse in

atmosfera secondo i dettagli costruttivi riportati nella norma UNI EN 13284.

5) L’impianto deve essere predisposto per consentire l’accesso in sicurezza alle Autorità competenti

per il controllo periodico delle emissioni.

6) La messa in esercizio dell’impianto dovrà essere comunicata alla Regione Veneto e all’A.R.P.A.

competente per territorio con un anticipo di almeno quindici giorni.

7) Il termine per la messa a regime dell’impianto, decorrente dalla data di messa in esercizio è fissato

in mesi due.

8) Vengano rispettati i limiti previsti dalla zonizzazione acustica comunale; la ditta dovrà attestare,

una volta realizzata l’opera e dopo la sua messa a regime, il rispetto delle norme sul rumore

mediante autocontrollo ed autocertificazione.

9) A seguito della dismissione dell’impianto, dovrà essere ripristinato lo stato dei luoghi a carico del

soggetto esercente.

COMMISSIONE TECNICA REGIONALE SEZIONE AMBIENTE

SEDUTA DEL 02/08/2007

PARERE N. 3458

ELENCO ELABORATI

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1. Domanda di autorizzazione ai sensi del D.Lgs 387/03 (prot. 385936/5719 del 27/06/06)

2. Valutazione di Incidenza ai sensi della direttiva 92/43/CEE

3. Nota con precisazioni e correzioni circa la Valutazione di Incidenza (prot. 55101/5719 del 30/01/07)

4. Nota di trasmissione integrazioni (prot. 664555/5719 del 20/11/06)

5. Relazione tecnica generale 2502-00_A-RT-01_R00_PP

6. Relazione progetto elettrico 2502-00_A-RT-01A_R00_PP

7. Relazione illustrativa tecnico-architettonica 2502-00_A-RT-02_R00_PP

8. Relazione illustrativa tecnico-strutturale 2502-00_A-RT-03_R00_PP

9. Relazione geotecnica e indagini geologiche 2502-00_A-RT-04_R00_PP

10. Valutazione sommaria del costo delle opere 2502-00_A-QE_R00_PP

11. Inquadramento planimetrico generale 2502-00_C01_R00_PP

12. Planimetria generale di progetto 2502-00_C02_R01_PP *

13. Planimetria smaltimento acque 2502-00_C03_R01_PP *

14. Prospetti e piante della centrale 2502-00_C04_R00_PP

15. Pianta fondazioni, carpenteria copertura e sezioni strutturali 2502-00_C05_R01_PP *

16. Rendering: concept vista interna lotto stabilimento 2502-00_C06_R01_PP *

17. Lay-out centrale 2502-00_M01_R01_PP *

18. Sezioni impianto 2502-00_M02_R01_PP *

19. Vista copertura della centrale 2502-00_M03_R01_PP *

20. Impianto di filtrazione e deacidificazione oli vegetali 2502-00_M04_R00_PP

21. Viste motore Wartsila 16V32 2502-00_M05_R00_PP

22. Schema funzionale Impianto aria compressa 2502-00_T01_R00_PP

23. Schema funzionale circuito di raffreddamento HT 2502-00_T02_R00_PP

24. Schema funzionale circuito di raffreddamento LT 2502-00_T03_R00_PP

25. Schema elettrico unificare di Media Tensione cabina consegna energia 2502-00_E01_R00_PP

26. Schema elettrico unificare di Media Tensione centrale di cogenerazione 2502-00_E02_R00_PP

27. Planimetria generale percorso linea MT e rete di terra 2502-00_E03_R00_PP

28. Relazione di inquadramento urbanistico 2502-00_A-RT-05_R00_PP

29. Studio dell’impatto acustico 2502-00_A-RT-06_R01_PP *

30. Analisi della qualità dell’aria e studio di ricaduta delle emissioni in atmosfera 2502-00_A-RT-

07_R00_PP

31. Dichiarazione di validità dello studio di ricadute delle emissioni gassose 2502-00_A-RT-

07_A_R01_PP *

32. Perizia sulla qualità e quantità delle emissioni in atmosfera **

*) documentazione sostitutiva/integrativa trasmessa con nota prot. 401648/5719 del 16/07/07

**) sostituita da perizia identica nei contenuti ma giurata davanti a giudice di pace di Mestre il 25/07/07




A questo punto non credo serva scrivere alcun altro commento, i lettori si sono già fatti la propria idea, GRAZIE ARPAV, GRAZIE COMMISSIONE TECNICA REGIONALE SEZIONE AMBIENTE spero che il "ritorno economico" chissà per chi... di questa infausta azione giustifichi la messa a rischio della salute dei cittadini e la conseguente ricaduta economica sulla sanità pubblica, cioè di tutti!!

Possiamo dormire tranquilli, tanto è "tutto in regola".

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