lunedì 15 giugno 2009

Un altro no alle centrali a Biomasse. Dichiarazioni di Verdi, WWF e Legambiente

Sempre gli stessi problemi per gli stessi motivi! Ecco un altro caso:

Valle del Mercure. Dichiarazioni di Verdi, WWF e Legambiente

I VERDI SULLA CENTRALE DEL MERCURE

I Verdi prendono posizione in merito alla riconversione a biomasse della centrale del Mercure, nel 

territorio del Parco Nazionale del Pollino. Nel condividere la posizione assunta dal Comitato Salute e 

Ambiente del Pollino e dal WWF, evidenziano come sulla questione, a differenza di quanto ha affermato 

di recente dall?eurodeputato dei DS Gianni Pittella, sia mancato il pieno coinvolgimento degli enti 

locali della Basilicata, delle comunità del Pollino e dei cittadini della Valle del Mercure, 

nonostante la centrale ricada in area parco, sul confine del territorio calabrese, nel Comune di 

Laino. I Verdi chiedono pertanto la sospensione dei termini di messa in esercizio della Centrale 

prevista per il mese di maggio 2005. Nei confronti dell?iniziativa, secondo i Verdi, ancora non sono 

stati resi noti i criteri per l'approviggionamento del combustibile per l?impianto che ha una potenza 

netta di circa 35 MW elettrici per il quale servirebbe secondo quanto indicato dal WWF 

un?alimentazione di non meno di 320.000 tonnellate/anno di combustibile con un dimensionamento dunque 

elevato in rapporto a quella che invece è la media delle centrali alimentate a biomasse che si aggira 

invece intorno ai 10-12 MW elettrici. Il quantitativo di biomassa previsto per il suo funzionamento 

non sarà certamente reperibile nell?area in questione. Ciò determinerebbe un afflusso di materiali da 

altre aree geografiche ed un conseguente dispendio di combustibili fossili per il trasporto. Da un 

punto di vista economico ed occupazionale, inoltre, i vantaggi derivanti dalla realizzazione di questo 

tipo di impianti a livello locale non sono riconducibili alla gestione diretta degli stessi ma 

interessano soprattutto i settori produttivi indotti. Infatti, la tendenza ormai generalizzata a 

livello europeo che deriva da esperienze ormai decennali condotte nel settore, è quella di realizzare 

piccoli o medi impianti per la valorizzazione energetica di materiali reperibili in sede locale, 

nell?ambito di aree ristrette a 20 o 30 km. In riferimento al bilancio energetico regionale, la 

centrale, ricadendo in Calabria, non apporterebbe alcun effetto sull?efficienza energetica regionale 

rispondendo solo a logiche di mero profitto aziendale basato sullo sfruttamento degli incentivi 

pubblici per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. L?obbligo di un impiego, nel 

ciclo di combustione, di sole biomasse di origine vegetale (rifiuti della lavorazione del legno non 

trattati e scarti vegetali da attività agricole, forestali, e agroalimentari) riportato 

nell?autorizzazione rilasciata dal Settore Attività Economiche e Produttive della Provincia di Cosenza 

in data 02.09.2002, non implicherebbe per la società ? a differenza di quanto riferito dall?On 

Pittella - alcun vincolo definitivo in quanto potrebbero venire utilizzate altre tipologie di rifiuti, 

purchè comprese in quelle indicate nel D.M. 05.02.1998, previo adeguamento a quanto previsto dall?art. 

33 del D.Lvo 22/97 (decreto Ronchi sui rifiuti). In sostanza, l?impianto pur se classificato a 

?biomasse vegetali? potrebbe successivamente sfruttare altri tipi di materiali, anche di rifiuti e 

scarti di lavorazione, con caratteristiche molto diverse da quelle in origine dichiarate, con gravi 

ripercussioni sull?ambiente e la salute a causa dell?inquinamento. A questo importante aspetto bisogna 

aggiungere quello relativo all?impatto ambientale derivante dal trasporto dei materiali, sia in 

entrata (biomasse) che in uscita (residui e ceneri della combustione) che secondo la valutazione del 

WWF fatta in relazione con quella di altri progetti analoghi, richiederebbe non meno di 80 TIR di 

media portata al giorno per i 250 giorni lavorativi all?anno, ai quali sarebbero da aggiungere altri 

TIR per la rimozione delle ceneri prodotte. Tutto questo avverrebbe all?interno del Parco Nazionale 

del Pollino compromettendo le risorse naturali ed ambientali fondamentali per la sostenibilità 

ambientale. Secondo i Verdi dovrebbe invece far riflettere l?On Pittella in questo senso, la prevista 

esclusione proposta dal Sindaco del Comune di Laino dell?area della Valle del Mercure interessata dal 

progetto (già sfruttato in passato per l?estrazione della lignite bruciata nella centrale). Questa 

richiesta lascerebbe chiaramente intravedere come la centrale invece crei seri problemi di 

compatibilità con l?esistenza del parco, coinvolgendo in negativo l?impatto in territori comunali 

lucani quali quelli di Rotonda Castelluccio inferiore e Superiore, Viggianello e le Comunità locali c 

escluse da scelte, che pur ricadendo in territori vicini, li investono in modo diretto. I Verdi 

auspicano che le comunità locali e le amministrazioni possano essere ascoltate in proposito per una 

?vera partecipazione alle scelte? che non può evidentemente limitarsi, come invece chiede l?on 

Pittella, alla tardiva proposta di ?studi di fattibilità? per valutazioni degli ?impatti potenziali a 

livello locale per assumere decisioni appropriate nel prossimo futuro?. Una proposta tardiva, 

inattuale ed in contrasto con la realtà dei fatti.



IL WWF ESPRIME LA PROPRIA CONTRARIETA' ALLA CENTRALE A BIOMASSE DEL POLLINO



In riferimento al progetto di riconversione della centrale elettrica del Mercure per la produzione di 

energia elettrica da biomasse che dovrebbe entrare in funzione fra circa cinque mesi, ed alla luce del 

dibattito aperto sulla vicenda, il WWF Basilicata nell?esprimere la propria contrarietà nei confronti 

dell?iniziativa, ritiene di dover evidenziare alcuni aspetti fondamentali quali l'approviggionamento 

del combustibile che secondo quanto emerge dalla documentazione in possesso di questa Associazione, 

l?impianto, con una potenza netta di circa 35 MW elettrici, ed un?alimentazione di circa 320.000 

tonnellate/anno di combustibile, risulta avere un dimensionamento elevato in rapporto a quella che 

invece è la media delle centrali alimentate a biomasse e che si aggira intorno ai 10-12 MW elettrici. 

Il quantitativo di biomassa previsto per il suo funzionamento non è certamente reperibile nell?area in 

questione. Ciò determinerebbe un afflusso di materiali da altre aree geografiche ed un conseguente 

dispendio di combustibili fossili per il trasporto. Il duplice vantaggio ambientale dell?utilizzo di 

biomasse prodotte in loco nei confronti dei derivati del petrolio, invece, consiste proprio nella 

possibilità di produrre energia con fonti rinnovabili e di evitare dannose emissioni di gas serra 

nell?atmosfera determinate dal trasporto su medialunga percorrenza. Anche da un punto di vista 

economico ed occupazionale, inoltre, i vantaggi derivanti dalla realizzazione di questi impianti a 

livello locale non sono riconducibili alla gestione diretta degli stessi ma interessano soprattutto i 

settori produttivi indotti. Infatti, la tendenza ormai generalizzata a livello europeo che deriva da 

esperienze ormai decennali nel settore, è quella di realizzare piccoli o medi impianti per la 

valorizzazione energetica di materiali reperibili in raggi ristretti di 20 o 30 km. Per quanto attiene 

l'efficienza energetica il WWF Basilicata evidenzia come questo aspetto" denota l?assoluta 

inopportunità di realizzare il progetto in questione, così come concepito, deriva dalla mancanza del 

processo di cogenerazione, fondamentale per garantire una accettabile efficienza energetica. Secondo 

tale sistema, infatti, il calore ?residuo?, a valle del processo di produzione di elettricità, può 

essere immesso in una rete di teleriscaldamento o in un processo industriale. Un impianto che non 

sfrutti questa fondamentale opzione risponde solo a logiche di mero profitto aziendale basato sullo 

sfruttamento degli incentivi pubblici per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. 

L?obbligo di un impiego, nel ciclo di combustione, di sole biomasse di origine vegetale (rifiuti della 

lavorazione del legno non trattati e scarti vegetali da attività agricole, forestali, e 

agroalimentari) riportato nell?autorizzazione rilasciata dal Settore Attività Economiche e Produttive 

della Provincia di Cosenza in data 02.09.2002, non implica, per la società, alcun vincolo definitivo 

in quanto potrebbero venire utilizzate altre tipologie di rifiuti, purchè compresi in quelle indicate 

nel D.M. 05.02.1998, previo adeguamento a quanto previsto dall?art. 33 del D.Lvo 22/97 (decreto Ronchi 

sui rifiuti). In sostanza, l?impianto potrebbe bruciare inizialmente biomasse vegetali e 

successivamente altri tipi di rifiuti con caratteristiche molto diverse. A questo importante aspetto 

bisogna aggiungere quello relativo all?impatto ambientale derivante dal trasporto dei materiali, sia 

in entrata (biomasse) che in uscita (residui e ceneri della combustione).Secondo la valutazione del 

WWF comparabile con quella di altri progetti analoghi, il sistema di approvvigionamento richiederebbe 

la confluenza di circa 80 camion di media portata al giorno per i 250 giorni lavorativi all?anno, ai 

quali sarebbero da aggiungere alcuni camion per la rimozione delle ceneri.Poiché tutto questo 

avverrebbe, peraltro, all?interno del Parco Nazionale del Pollino riteniamo alquanto ?incompatibile? 

la realizzazione di un progetto così come concepito che rischia di compromettere le risorse naturali e 

quindi lo sviluppo dell?area basato sulla sostenibilità ambientale. In questo senso anche l?esclusione 

del territorio interessato al progetto proposta dal Sindaco del Comune di Laino lascia chiaramente 

intravedere che la centrale crea seri problemi di compatibilità con l?esistenza del parco. Il WWF 

sosterrà perciò ogni azione civile e democratica delle popolazioni e dei soggetti istituzionali 

interessati, tesa ad evitare che tale impianto venga realizzato.

Tratto da Lucanianet.it

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