lunedì 15 giugno 2009

Energia dalle biomasse

Una riflessione del prof. Gianni Tamino sull'uso appropriato e non delle biomasse.

CONSIDERAZIONI SULL

BIO

MASSE A USO ENERGETICO

di 

Gianni Tamino

Gli utilizzi delle biomasse

Per quanto riguarda gli utilizzi en

ergetici proposti per le biomasse, possiamo riferirci alla combustione di legname, paglia o oli

 vegetali per produrre calore e/o elettricità, all'impiego di carburanti di origine vegetale come il

 biodiesel o il bioalcol nei mezzi di trasporto o all'impiego di scarti industriali e/o rifiuti organici (trasformati in CDR, combustibile da rifiuti) nelle centrali termoelettriche e negli inceneritori. Ma oltre alla combustione possiamo avere altri usi energetici delle biomasse: ad esempio la trasformazione chimica, in appositi digestori anaerobici, del materiale organico in biogas, cioè metano da utilizzare per qualunque uso (produzione di calore ed elettricità o come carburante da trazione). Questa trasformazione è particolarmente efficace per tutti gli scarti e reflui di origine zootecnica, agricola ed alimentare. 


C'è poi un'altra e, forse, più importante utilizzazione delle 
biomasse: la produzione di compost per l'agricoltura, cioè materiale organico opportunamente fatto maturare e mescolato alla terra per garantire il ripristino degli elementi nutritivi nei campi agricoli.


L'utilizzo principale delle 
biomasse dovrebbe essere simile a ciò che si verifica in natura: prima di tutto cibo, poi ripristino della fertilità del suolo e diretto utilizzo dei materiali (fibre tessili, recupero di sostanze utili ecc.).  Pertanto risulta utile il recupero della frazione organica dei rifiuti urbani (purché sia stata fatta una adeguata raccolta differenziata), degli scarti delle industrie alimentari, dei mercati ortofrutticoli, delle mense ecc. per produrre compost da impiegare in agricoltura. Va bene anche la produzione dai reflui e dai liquami di biogas e fanghi stabilizzati, analoghi al compost.
Va invece valutata diversamente la coltivazione di piante a fini energetici, per produrre o 
biomasse da bruciare o combustibili come biodiesel o bioalcol: è infatti molto discutibile la sottrazione di suolo agricolo alla produzione di cibo per produrre prodotti energetici. Ad esempio, alcune ricerche hanno messo in luce che la superficie degli Stati Uniti destinabile alla produzione di biomasse è limitata e che lo sviluppo dell'energia basata sulle biomasse avverrebbe a spese della produzione di cibo. David Pimentel e i suoi collaboratori, come abbiamo visto, hanno messo in luce che le biomasse hanno una bassissima resa energetica, se si calcola tutto il ciclo produttivo e si fa un adeguato bilancio tra energia spesa ed energia ottenuta.
Può aver senso un uso limitato, soprattutto domestico, del riscaldamento a legna, ottenuta con la normale manutenzione agricola e forestale, senza intaccare il patrimonio boschivo, mentre è privo di senso l'utilizzo del territorio agricolo per ottenere 
biomasse come surrogati del petrolio. E' assurdo pensare che le foreste possano supplire alla richiesta di energia necessaria al funzionamento di centrali termiche.

Impatti di una centrale elettrica a olio vegetale

Molti studi indicano l'impossibilità di approvvigionarsi di oli vegetali da un'area prossima alla centrale, una delle condizioni per valutare la sostenibilità (come chiarisce uno studio della Camera di Commercio di Padova dell'aprile 2007 dal titolo "Produzione di energia da Oli Vegetali") e pertanto gran parte del combustibile sarà olio di palma, importato da paesi molto lontani, ottenuto da piante pluriennali, che vengono coltivate distruggendo foreste tropicali. 
La produzione degli oli da piante oleaginose, come soia, girasole o colza, presentano bilanci energetici negativi, se fatti sull'intero ciclo di vita, dal campo alla centrale (dati di David Pimentel) e pertanto negativo è anche il bilancio della CO
2. A queste considerazioni va aggiunto che la coltivazione di palme da olio assorbe circa un decimo dell'anidride carbonica assorbita dalla foresta originaria. 
Una centrale a oli vegetali produce energia elettrica per combustione dell'olio in motori tipo diesel, con emissioni non molto dissimili da quelle che si sarebbero ottenute con gasolio. Infatti molti studi indicano che un motore diesel alimentato con oli vegetali ha un calo di prestazioni, un aumento delle concentrazioni di polveri sottili e di PM10, con aumento delle frazioni più pericolose, inferiori a 2 µm, un contenuto di IPA (idrocarburi policiclici aromatici, cancerogeni) di circa 2 volte quello del gasolio e un aumento delle concentrazioni di ossidi di azoto (studio realizzato nel 2002 dalla Provincia di Bologna). 
Ma altre ricerche evidenziano la possibilità che si formino anche altri pericolosi composti che si diffonderanno nell'ambiente, come PCB e diossine, formaldeide e acroleina e infine ozono (tutte sostanze ignorate o sottovalutate delle aziende proponenti). L'ozono è un inquinante secondario che si forma in atmosfera a partire dagli ossidi di azoto, se le condizioni sono favorevoli, come quelle estive (smog fotochimico). La combustione di 
biomasse produce significative emissioni di ossidi d'azoto e quindi d'estate aumenterà la concentrazione di ozono, pericoloso per la salute.

Conclusioni

Dovendo far fronte da un lato ad una popolazione mondiale in crescita, che ha bisogno di cibo, e dall'altro a disponibilità sempre minori di fonti fossili, che comunque inquinano e comportano il rischio di cambiamenti climatici, l'agricoltura può contribuire alla domanda di energia se si evolve verso sistemi più sostenibili che:
" migliorino l'efficienza energetica (ad esempio l'agricoltura biologica usa l'energia in modo molto più efficiente e riduce notevolmente le emissioni di CO
2);
" utilizzino fertilizzanti di origine organica (l'agricoltura biologica ristabilisce la materia organica del suolo, aumentando la quantità di carbonio sequestrato nel terreno, quindi sottraendo significative quantità di carbonio dall'atmosfera);
" impieghino fonti energetiche rinnovabili e riducano la distanza tra produzione e consumo (filiera corta);
" eventualmente utilizzino come 
biomasse ad uso energetico, per uso locale, gli scarti dell'attività agricola.

Centrali a biomassa nel Triveneto

Tra centrali già realizzate, approvate o proposte si può parlare di non meno di 30 centrali a biomasse, considerando soprattutto quelle per produrre energia elettrica ed eventualmente calore. Comunque vanno distinte centrali che bruciano biomasse solide (legno, paglia ecc.) o liquide (oli vegetali) da quelle che prima trasformano in digestori anaerobici le biomasse in biogas (che poi viene bruciato). Vi sono inoltre piccole centrali (meno di un MWt) che bruciano soprattutto legna (anche di scarto delle segherie) per piccoli impianti di teleriscaldamento, soprattutto nelle zone di montagna in Trentino-Alto Adige e in Friuli.  
Questo è un primo (ed incompleto) elenco delle centrali a 
biomasse di maggiori dimensioni proposte nelle diverse province del Veneto:

Belluno: Ospitale di Cadore, centrale termoelettrica a biomasse legnose da 20 MW, per 180.000 T/anno; Castellavazzo centrale elettrica a biomasse legnose da 5,5 MW, per 60.000 T/anno.

Padova: Conselve, centrale a oli vegetali di 5,3 Mw, con utilizzo di 10.000 T/anno; Carmignano centrale a cippato di pioppo da 1MW.

Rovigo: Borsea, centrale da 31 MW ad olio vegetale, con utilizzo di oltre 50.000 T/anno; inoltre, tra le altre centrali a biomasse, anche a Calto da 13 MW, Canaro, centrale a combustibili solidi, Bagnolo di Po e Villanova del Ghebbo; complessivamente, gli impianti a biomassa richiesti nel Polesine raggiungono oltre 50 MW e richiedono una quantità di 762 mila T/anno di biomasse, pari a oltre 120.000 ettari da destinare a fonti di materia prima.

Treviso: Riese  Pio X, centrale a biomassa vegetale da 4,8 Mw; ipotesi di centrale anche a Vazzola.

Venezia: in terraferma, centrale a olio di palma da 27 MW della ditta Grandi Molini e centrale a residui di semi di soia da 27 MW della ditta Bunge.

Verona: Gazzo Veronese, centrale da 10 MWe con utilizzo di 70.000 T/anno di paglia e stocchi di mais; Nogara, centrale a paglia e stocchi.

Vicenza: Camisano Vicentino, centrale da 5 MW a olio vegetale, con utilizzo di 10.000 t/anno; Asiago centrale di cogenerazione a materiali legnosi.

Articolo tratto dal sito territorioveneto.it


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